AVVENIRE/Parrocchie aperte per le vaccinazioni: «Dovere di solidarietà con la gente»

Sono le prime parrocchie di cui giunge notizia che si sono messe a disposizione per diventare centri per le vaccinazioni. Ma mentre ve le raccontiamo in questa pagina, già arrivano segnalazioni di altre diocesi e altre comunità che hanno offerto alle autorità sanitarie gli spazi degli oratori, le aule del catechismo, i saloni parrocchiali – senza barriere architettoniche, al piano terra e sufficientemente ampi da renderli ideali – per trasformarli temporaneamente in sedi vaccinali.

È l’impegno del quale ha parlato lunedì il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nel discorso introduttivo del Consiglio permanente: «Se oggi possiamo scorgere un barlume di luce alla fine del tunnel– ha detto – lo dobbiamo alle possibilità offerte dai vaccini, consapevoli che la vaccinazione, così come è avvenuto per altre malattie nel passato, è la via che consentirà di superare la situazione attuale. Guardiamo quindi con fiducia alla campagna vaccinale, condotta con prudenza e serietà. Attraverso l’eventualità inserita nel piano vaccinale di utilizzare strutture edilizie delle Chiese che sono in Italia, abbiamo modo di poter fornire un nuovo contributo di carità. La messa a disposizione di questi luoghi, che non sono quelli liturgici, s’inserisce in continuità con un cammino già avviato in tal senso presso numerose diocesi che, in spazi idonei, ospitano medici, infermieri, Protezione civile, persone in quarantena, ammalati, poveri e quanti soffrono a causa del Covid».

Un altro segno della prossimità della Chiesa italiana alla gente in questa interminabile prova della pandemia. (Francesco Ognibene)

Lamezia Terme. Nelle aule postazioni per gli over-80
«Il motivo che ci ha spinto a mettere a disposizione locali e volontari della parrocchia è stato anche quello di spronare le istituzioni a velocizzare le vaccinazioni soprattutto per coloro che riteniamo essere il tesoro prezioso della nostra comunità, gli anziani, memoria di tutti». Così padre Giovanni Sposato, parroco moderatore di San Francesco di Paola, in diocesi di Lamezia Terme, spiega cos’ha spinto dallo scorso fine settimana lui e i suoi confratelli frati Minimi ad aprire i locali parrocchiani trasformandoli in ambulatori per le vaccinazioni.

Nel salone centrale e nelle sale dove di solito si riuniscono i ragazzi del catechismo si è lasciato il posto a quattro postazioni dove altrettanti medici di famiglia hanno somministrato i vaccini agli over-80. La parrocchia «ha offerto la propria disponibilità – dice padre Giovanni – perché diventi per il periodo necessario luogo per ospitare anche la seconda fase della vaccinazione. I volontari hanno allestito altre sale per le pratiche di accettazione e per fermarsi dopo la vaccinazione per i 15 minuti necessari».

A poca distanza il parroco della Madonna del Carmine, don Pasquale di Cello, ha aperto la canonica trasformandola in un altro ambulatorio dove gli ultra-ottantenni hanno trovato ad accoglierli volontari e quattro medici di base per la prima dose di vaccino.

«Con questa iniziativa abbiamo voluto cercare di dare una mano in un momento particolare per la comunità – dichiara don Pasquale –. L’idea è partita da alcuni laici, ho aderito senza pensarci un attimo. Ho convocato il consiglio pastorale e abbiamo deciso insieme i dettagli».

Una vera e propria macchina della solidarietà quella messa in opera nella diocesi di Lamezia Terme, il cui vescovo Giuseppe Schillaci ha sottolineato che «alla luce di san Giuseppe, uomo giusto, umile, obbediente, discreto, tenero ma anche forte, coraggioso e concreto, è nostro desiderio vivere la Pasqua del Signore con quella carità che fa di noi testimoni credibili, audaci e speranzosi».

Quelle delle parrocchie di San Francesco e del Carmine non sono le uniche iniziative messe in campo in questi giorni. Nelle ultime ore anche la parrocchia della Pietà si sta organizzando per le vaccinazioni degli over-80. A promuovere l’iniziativa, subito accolta dal parroco don Giancarlo Leone e alla quale stanno già dando l’adesione vari medici che frequentano la parrocchia, sono stati proprio due medici. Su tutto, comunque, incombe l’incertezza dell’arrivo dei vaccini nelle parrocchie. (Saveria Maria Gigliotti)

Novara. «Non si può restare a guardare»​
La risposta della Chiesa novarese all’emergenza Covid sta in due luoghi: Borgomanero e Arona. Due città, due oratori riconvertiti per diventare centri vaccinali: Santa Croce e Mercurago. Aperti sette giorni su sette, con la presenza quotidiana, a supporto del personale Asl, di volontari della Protezione Civile, della Croce Rossa e di altre associazioni del territorio.

Borgomanero è tra le città più colpite dalla pandemia. Qualche giorno fa i medici hanno lanciato un appello accorato: «Il pronto soccorso dell’ospedale è sotto pressione, non venite se non per reale necessità». E al nosocomio, da ieri, un altro piano è stato destinato a ospitare pazienti colpiti dal virus. «Come Chiesa non potevamo stare a guardare.

Dovevamo dare una risposta immediata» spiega don Piero Cerutti, prevosto della città. Da qui l’idea di mettere a disposizione i locali della parrocchia di Santa Croce trasformandoli in centro per la somministrazione dei vaccini, che ha una data molto precisa e «per noi dolorosa. Era il 25 febbraio – racconta don Piero –. Al mattino avevamo celebrato il funerale di un sacerdote di 68 anni della nostra comunità, don Giuseppe Pastore, con la partecipazione del vescovo Franco Giulio Brambilla. Alla fine delle esequie mi si avvicina il sindaco, Sergio Bossi: mi dice che stavano cercando locali, che arrivavano i vaccini ma non sapevano come fare per reperire spazi. Mi sono chiesto: e noi, come Chiesa locale, con le sue sei parrocchie, cosa possiamo fare? Ne ho parlato con i miei confratelli e don Giancarlo Moroso, parroco della frazione di Santa Croce, ha subito detto di sì».

Don Piero, da sempre, è molto pragmatico: «La scelta è ricaduta su questa struttura anche perché c’è un ampio parcheggio, è nella zona commerciale ed è accessibile a tutti». Gli fa eco don Giancarlo, indimenticato docente di Religione al liceo cittadino: «È il minimo che potessimo fare: aprire le nostre porte».

La gente lo apprezza. Così come riconosce la disponibilità di una “Chiesa in uscita”, che ha da poco vissuto il proprio Sinodo e vuole essere prossima alle necessità di ciascuno. Soprattutto in tempo di emergenza sanitaria, come ha raccontato lo stesso don Piero durante la trasmissione Siamo noi su Tv2000.
Il centro di Santa Croce – al quale si recano, in media, 250 persone al giorno – è anche stato visitato e apprezzato dal presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, in visita sul territorio per annunciare l’investimento di 17 milioni di euro per l’edilizia sanitaria locale, con la realizzazione di un nuovo padiglione dell’ospedale Santissima Trinità. (Paolo Usellini)

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